La resilienza incontra la riverenza

La resilienza incontra la riverenza

Un nuovo studio esplora la capacità delle foreste sacre di rispondere a cambiamenti antropogenici

Pubblicato: 16 aprile 2024 | Innovazione e ricerca

Le foreste sacre e i siti naturali spirituali (SNS) rivestono un profondo significato spirituale per le comunità rurali che vi risiedono vicino. Presenti in diverse culture e biomi, una recente ricerca ha evidenziato come il loro status speciale conferisca a queste foreste importanti attributi ecologici, tra cui un'elevata resilienza che permette loro di riprendersi da danni e degradazioni subite nel tempo.

Nell'Epiro, regione della Grecia nord-occidentale, il sacro status di queste foreste deriva dalla loro associazione con la Chiesa greco-ortodossa. Molte di esse contengono al loro interno strutture ecclesiastiche o altri elementi religiosi e sono state protette da sfruttamenti grazie ai severi divieti imposti dalle credenze spirituali locali e alla perpetuazione di riti sacri.

Negli ultimi quattro secoli, la regione dell'Epiro ha subito profondi mutamenti sociali, dalla dominazione dell'Impero Ottomano alle lotte per l’indipendenza greca fino agli impatti delle due guerre mondiali. Le comunità rurali della regione hanno vissuto intense fluttuazioni demografiche, alternando periodi di forte sfruttamento delle risorse a fasi di spopolamento che hanno favorito la rigenerazione naturale delle foreste. Una ricerca condotta dall'Università di Ioannina, dall'Università di Bologna, dalla Bangor University e dal Servizio Forestale della città di Ioannina, e pubblicata sulla rivista People and Nature, mostra come, nonostante queste vicissitudini, i boschi sacri siano rimasti una presenza costante del paesaggio locale.

L'analisi degli anelli di crescita, ottenuta prelevando carotaggi da alberi in cinque foreste, ha rivelato significative variazioni nella velocità di insediamento di nuovi alberi, a partire dall'albero più antico datato risalente all’anno 1621. Un incremento nella comparsa di nuovi alberi è stato osservato in concomitanza con i periodi di bassa densità demografica umana. È emerso inoltre che gli alberi maturi delle foreste sacre hanno funzionato da fulcro per la dispersione dei semi, favorendo l'insediamento di nuovi alberi e l'espansione della copertura forestale nel paesaggio.

Il dottor Valentino Marini Govigli, ricercatore principale dello studio dell'Università di Bologna, sottolinea: "Questi risultati hanno implicazioni rilevanti per i siti naturali sacri, che possono essere considerati veri e propri 'sistemi socio-ecologici', con componenti naturali e umani strettamente interconnessi. Il loro marcato carattere culturale è stato determinante per la loro sopravvivenza in periodi di grandi turbolenze, così come la loro capacità di promuovere la rigenerazione forestale in tutto il paesaggio quando le pressioni antropiche si sono attenuate, elemento cruciale per la loro resilienza."

Dal 2015, le foreste sacre dei villaggi dell'area sono state riconosciute come parte del Patrimonio culturale immateriale della Grecia. Esse rappresentano inoltre un elemento fondamentale del Paesaggio culturale di Zagori, incluso nella lista del Patrimonio mondiale dell'UNESCO nel 2023. Per assicurarne la conservazione, il team di ricerca raccomanda di concentrarsi sugli aspetti sociali di questo sistema socio-ecologico a lungo termine, come le pratiche di gestione tradizionale e la conservazione delle conoscenze locali, dati il loro ruolo nel mantenere un nucleo di habitat forestale nel tempo e nello spazio, essenziale per il recupero e il restauro delle foreste. I risultati dello studio offrono spunti preziosi per i gestori forestali, indicando strategie di gestione volte a proteggere questo inestimabile patrimonio forestale e culturale.

Riferimento bibliografico
Marini Govigli, V., Healey, J.R., Wong, J.L.G., Stara, K., Tsiakiris, R., Halley, J.M. (2024) Exploring spatial and temporal resilience in socio-ecological systems: evidence from sacred forests in Epirus, Greece. People and Nature, 00, 1-14. https://doi.org/10.1002/pan3.10624