Quasi 600 iscritti per l’edizione 2024 di OpenDistal, l’appuntamento annuale che propone l’incontro del Dipartimento e della ricerca che al suo interno si fa con gli enti e le aziende del territorio. Un interesse in crescita, quello che si è registrato, segno del fatto che il trasferimento dell’innovazione è un tema di grande interesse, così come anche “le sue ricadute sul piano sociale”, come osserva Riccardo Loberti, giornalista e divulgatore scientifico esperto di temi legati al mondo dell'agro-alimentare, che ha moderato la tavola rotonda finale e che si è soffermato a raccogliere impressioni, stimoli, suggerimenti e anche eventuali criticità tra gli intervenuti al convegno, nel corso della giornata.
Oltre ai saluti istituzionali della direttrice Rosalba Lanciotti e all’intervento esterno di Ilaria Capua, virologa nota nel panorama internazionale, Professor e Senior Fellow for Global Health, Johns Hopkins University SAIS Europe, che ha parlato di Salute circolare: salute e sostenibilità, la giornata si è sviluppata in sessioni plenarie e parallele, organizzate dai vari Gruppi tematici di Dipartimento, con un programma ricco che ha toccato tutti gli ambiti di ricerca del Distal.
“OpenDistal è un evento importante per il territorio perché riesce a restituire all’esterno ciò che si fa in Dipartimento; si viene a conoscenza di progetti che riguardano diversi settori – aggiunge Loberti – e per le imprese è un momento cruciale perché colgono qual è lo stato dell’arte della ricerca negli ambiti in cui esse operano: si tratta quindi di un’occasione per rafforzare un dialogo importante per lo sviluppo del territorio”.
Molto interessante, per gli studenti con cui Loberti ha avuto modo di confrontarsi, anche lo spazio dedicato al tirocinio, nel quale le aziende hanno la possibilità di spiegare cosa possono offrire a studenti e studentesse, in modo tale da dare loro un orientamento e indicazioni preziosi per proseguire gli studi e avvicinarsi al mondo del lavoro.
“Credo che questo dialogo vada rafforzato e che, quindi, si debba tentare di coinvolgere un numero maggiore di imprese spingendole a partecipare e raccontare, perché l’interesse attorno al tema del dialogo è molto alto – suggerisce Loberti – Studenti e studentesse possono in questo modo venire a conoscenza anche della ricerca che le aziende portano avanti al loro interno e aprire, quindi, i propri orizzonti in modo tale che il gap tra il mondo accademico e quello delle imprese si riduca sempre più”.
Loberti offre uno spunto di riflessione ulteriore: “Credo che il passo successivo all’OpenDistal debba essere la realizzazione di una sorta di banca dati che funga proprio da strumento di dialogo continuo tra il mondo dell’Università e quello del lavoro, in modo tale da poter favorire l’incontro di esigenze ed interessi e dare impulso a questa relazione perché talvolta, all’esterno, la sensazione è che l’Accademia sia ancora troppo distante dalla quotidianità in cui imprese ed enti sono coinvolti e che utilizzi un linguaggio talvolta distante da quello della società civile”.
Altro aspetto messo in luce da Loberti quello della comunicazione interna: “Ho notato, parlando con le persone, che troppo spesso gli studenti, ma anche dottorandi e ricercatori, non sono a conoscenza dei progetti o di ambiti di indagine in cui il Dipartimento è impegnato. Ecco, credo che questo dialogo vada rafforzato: l’OpenDistal è un momento in cui viene dato ampio respiro a questo scambio, che però andrebbe promosso anche al di fuori dello spazio del convegno”.
Lo stesso ragionamento andrebbe fatto anche nel rapporto con il territorio, affinché non solo le imprese entrino nell’Accademia, ma anche l’Università si sposti nel campo delle imprese: “Per fare un esempio: in Emilia-Romagna operano aziende leader a livello europeo nel campo della micropropagazione e del vivaismo e sarebbe interessante che studenti e studentesse potessero visitarle. È la stessa Comunità europea a chiedere che si faccia il più possibile disseminazione e divulgazione, che non si raccontino i progetti solo all’inizio o alla fine, ma anche nel loro svolgersi, perché anche un piccolo risultato può essere importante per la comunità scientifica e la comunicazione non deve limitarsi alla pubblicazione conclusiva. Inoltre, penso anche che l’Accademia dovrebbe considerare l’impresa non solo come un soggetto a cui trasferire conoscenze ma anche da cui acquisirle”.
Loberti lancia, infine, una provocazione nell’ottica di coinvolgere a questo evento annuale un numero maggior di giovani: “Perché non far partecipare gli studenti, coinvolgendoli nelle presentazioni? Potrebbe essere un modo per farli sentire essi stessi ‘attori’ di questo convegno che per loro può davvero essere determinante nell’obiettivo di comprendere quale possa essere il percorso per loro più idoneo”.